l'angolo del podcast
Incipit, dal romanzo al podcast
Esploriamo i primi passi di grandi storie – da un’idea di Stefania Gigante
Ascolta l’episodio zero!
Episodio zero
Incipit è una produzione senza scopo di lucro realizzata dal Laboratorio StereoLab in collaborazione con il Palazzo della Cultura e la Biblioteca Comunale di Cassino.
Episodio zero:
Scritto e narrato da: Stefania Gigante
Postproduzione: Antonietta Longo
Supervisione tecnica: Emanuele D’Alessandro
Trascrizione
Benvenuti a Incipit, questo è il trailer, ossia la puntata zero con cui inizia il nostro viaggio nel mondo del podcast letterario, un podcast nato tra le mura del Palazzo della Cultura e della Biblioteca comunale di Cassino, durante un corso di formazione per docenti, finalizzato a promuovere nelle scuole, laboratori di podcast per far appassionare gli studenti alla lettura.
Il nostro Palazzo della cultura ha ospitato alcuni insegnanti in sede ed altri collegati da diversi luoghi d’Italia. È stato un momento di grande incontro, confronto e di analisi sull’insegnamento/
Ma che cosa è il podcast? Si tratta di un file audio digitale distribuito attraverso Internet, ma visto che abbiamo ideato un format letterario perché siamo innamorati di parole e letteratura, ci piace definire il podcast come:
– un viaggio, un viaggio sonoro proprio attraverso le parole
– Come una tela bianca dipinta con la voce,
– un palcoscenico senza sipario, dove le storie prendono vita e le idee si intrecciano.
– Ecco il podcast ci piace immaginarlo come un jubox di parole per chi è più grande o una playlist di emozioni per chi è più giovane
– Come un rifugio per chi cerca evasione,
– un amico fidato che ci accompagna nei momenti di solitudine e ci parla solo quando noi vogliamo
– uno stimolo intellettuale che ti spinge a riflettere.
Cosa racconta il nostro podcast Incipit?
Ogni puntata, che avrà cadenza settimanale, propone un viaggio letterario tra le pagine di un romanzo, a partire proprio dall’incipit, “dal principio”, dalle prime righe, che spesso racchiudono l’essenza e la magia dell’intera opera, e che hanno il compito cruciale di artigliare l’attenzione del lettore, invitandolo ad oltrepassare la soglia e ad addentrarsi nell’universo narrativo creato dall’autore. Incipit sarà la porta d’ingresso al mondo narrativo. Ma ha intenzione di farlo solo usando il linguaggio delle emozioni.
Incipit vuole essere un’esperienza da vivere, attraverso voci sempre diverse degli autori dei nostri podcast. Incipit non pretende di essere un resoconto esaustivo del testo, ma una condivisione di suggestioni evocate dalle parole, dai personaggi e dalle emozioni personali dell’autore della puntata settimanale.
Ma Incipit è anche un podcast che strizza l’occhio al nostro territorio. Vogliamo valorizzare la Biblioteca Comunale con il suo patrimonio librario, il Palazzo della Cultura, promuovere la lettura creando una community di appassionati di libri e dare spazio anche a scrittori locali e alle loro opere.
Anche tu puoi essere uno degli autori di Incipit.
Entrare a far parte della nostra community è semplice:
– Ti è piaciuto un romanzo, un racconto breve, un fumetto, un manga, o semplicemente un personaggio?
– Ti piacerebbe condividere le tue suggestioni insieme a noi?
– Vorresti misurarti con la scrittura?
Scrivici a:
incipit@
Incipit: Lasciati rapire dalle prime parole di grandi storie.
Se vuoi entrare nella nostra community e realizzare podcast con noi scrivici a: incipit@palazzodellaculturacassino.it
Episodio 1
Episodio 1
Il Palazzo della cultura e la Biblioteca Comunale di Cassino si aprono ai podcast. La prima puntata è dedicata a Le Notti Bianche di Fedor Dostoevskij ed è stata scritta da Francesco Capasso, studente dell’Istituto Tecnico Filangieri di Formia.
Episodio 1:
Scritto : Francesco Capasso
Voce: Davide Longo
Postproduzione: Antonietta Longo, Stefania Gigante
Supervisione tecnica: Emanuele D’Alessandro
Trascrizione
Le Notti Bianche.
Anno 1848. Pietroburgo. Dostoevskij ha 27 anni e pubblica la prima versione di uno dei suoi racconti più riusciti: Le Notti Bianche. Bisognerà aspettare altri 11 anni per la versione definitiva. L’opera è incentrata sul tema del sognatore, a cui lo scrittore è morbosamente legato, poiché confesserà in alcune sue lettere del periodo di giovanile, di esserlo lui stesso e di avere il profondo desiderio di trasformare la propria vita in un’opera d’arte, desiderio condiviso con il protagonista del racconto.
Ma chi è Fedor Dostoevskij?
Lo scrittore nasce il 30 Ottobre 1821 a Mosca, il secondo figlio di sette, appartenente a una famiglia di mercanti moscoviti. Trascorre i primi anni della sua vita in un’atmosfera tutt’altro che accogliente. La sua famiglia si disgrega per via della prematura morte della madre, Fedor si trasferisce a Pietroburgo, dove dedica e coltiva la sua vocazione letteraria.
Nel 1848 pubblica su varie riviste alcuni suoi racconti, tra cui, un cuore debole, il marito geloso e le notti bianche, opere che tutt’oggi riescono a farci percepire l’atmosfera di repressione che, a quel tempo, persisteva a Pietroburgo, dovuta in particolare alle rivoluzioni europee e la polizia zarista.
L’anno successivo, Fëdor Dostoevskij viene arrestato insieme ad altri suoi compagni. L’accusa? Appartenere ad una società letteraria, responsabile della circolazione di diversi libri, considerati pericolosi dal regime zarista. Condannato alla pena di morte, fu poi revocata proprio sul luogo di esecuzione, per via di alcune leggi in vigore.
Lo scrittore rievocherà questo significativo episodio nel romanzo l’idiota.
Scontato il resto della pena, dedica alla letteratura tutta la sua vita, fino al 28 gennaio 1881, giorno della sua morte. Dostoevskij ha composto opere di cui ancora ricordiamo la grandezza e l’attualità, nonostante i secoli ormai passati.
“Quanto più siamo infelici, tanto più profondamente sentiamo l’infelicità degli altri; il sentimento non si frantuma, ma si concentra.”
“Noi ringraziamo gli altri solo perché vivono insieme noi. Io vi ringrazio perché ci siamo incontrati, perché vi ricorderò per tutta l’eternità.”
Nelle “Notti Bianche” un uomo consumato dalla sua profonda malinconia, vaga per le tortuose vie di Pietroburgo come un’ombra senza scopo e senza meta, accompagnato da una lacerante solitudine a cui oramai è abituato.
In una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani…con un cielo stellato…sfavillante…ecco, in una notte così il nostro protagonista incontra sul bordo di un fiume una ragazza che riuscirà a risvegliare in lui il sentimento dell’amore. Coraggiosamente decide di fuggire dal regno dei sogni ed aprirsi alla vita e a questo nuovo sentimento in grado di farlo rinascere.
I due immersi nelle notti successive, si confidano le più segrete verità, fino a rivelarsi reciproci sentimenti.
Ma…l’eroe del racconto, si sente perso nel momento in cui si rende conto che il cuore della sua amica, appartiene già ad un altro….
Da quel momento l’angoscia impallidisce il suo mondo fantastico; svaniscono, appassiscono i suoi sogni per lasciare posto ad una triste solitudine e solo al ricordo delle promesse fatte. Invano il nostro sognatore rovisterà nei suoi sogni, come fra la cenere, cercando una piccola scintilla per riscaldare con un fuoco rinnovato, il proprio cuore freddo, per far risorgere ciò che gli era di più caro, ciò che commuoveva la sua anima, soltanto per ingannarsi un’ultima volta.
Le sue notti finiscono lì. In quel momento in cui deve affrontare la straziante realtà causata dall’ inaspettata confessione della giovane donna…. ed inevitabilmente, ancora una volta, il buio rende scura e priva di luce la sua vita.
L’aspetto che di questo libro, ha segnato il mio immaginario di ragazzo di 16 anni è stato il finale, in cui il nostro sognatore reagisce alla lettera della sua amata dove chiede rassicurazioni sulla loro amicizia. Lei, come si fa con un fratello, gli concede un ultimo abbraccio per poi abbandonarlo nel suo strazio e precipitare fra le braccia del suo innamorato.
La reazione dell’eroico protagonista si è rivelata completamente opposta a quella che avevo immaginato, causandomi un certo stupore, poiché negli ultimi passi del libro, quella che ho avvertito è stata una certa accettazione con piena consapevolezza e priva di rancori verso il dolore che gli è stato causato.
Come scrive Dostoevskij?
“Che il tuo cielo sia sereno, che il tuo sorriso sia luminoso e calmo! Sii benedetta per quel attimo di beatitudine e di felicità che hai donato ad un altro cuore, solo, riconoscente”
Mi sarei aspettato un sentimento d’odio o una fredda impassibilità verso le parole della donna che è scomparsa, come una luce baluginante, destinata ormai a morire.
La realtà è che quel attimo di beatitudine, supera ogni odio, ed ogni altro sentimento a lui simile.
Quell’attimo di beatitudine è sufficiente a colmare la vita intera di un uomo.
L’essenziale insegnamento che ho tratto da questo finale è, che quando si ha l’amore si può vivere senza felicità poiché anche nel dolore la vita è bella. Ed è bello vivere al mondo… Comunque si viva.
CREDITS
Incipit è una produzione senza scopo di lucro, realizzata dal laboratorio STEreoLAb, in collaborazione con il Palazzo della Cultura e della Biblioteca Comunale di Cassino.
Se vuoi entrare nella nostra community e realizzare podcast con noi scrivici a: incipit@palazzodellaculturacassino.it
Episodio 2
Episodio 2
Il Palazzo della cultura e la Biblioteca Comunale di Cassino si aprono ai podcast.
La seconda puntata è dedicata a Linea D’Ombra di Joseph Conrad scritta da Stefania Gigante.
Episodio 2:
Scritto : Stefania Gigante
Voce: Stefania Gigante
Postproduzione: Antonietta Longo
Supervisione tecnica: Emanuele D’Alessandro
Trascrizione
La linea d’ombra di Joseph Conrad
“Solo i giovani hanno di questi momenti. Non intendo dire i giovanissimi. No. I giovanissimi, per essere esatti, non hanno momenti. È privilegio della prima gioventù vivere in anticipo sui propri giorni, nella bella continuità di speranze che non conosce pause né introspezione.
Ci chiudiamo alle spalle il cancelletto della fanciullezza – ed entriamo in un giardino incantato. Qui perfino le ombre risplendono di promesse. Ogni svolta del sentiero ha le sue seduzioni. E non perché sia una terra inesplorata. Sappiamo fin troppo bene che tutti gli uomini sono passati di qui. È il fascino di un’esperienza universale da cui ci attendiamo sensazioni non comuni o personali – qualcosa che sia solo nostro. Andiamo avanti eccitati, divertiti, riconoscendo i segni lasciati intorno a noi da chi ci ha preceduti, accettando insieme la buona e la cattiva sorte – le rose e le spine, come si suol dire – il pittoresco destino che riguarda tutti gli uomini e che riserva così tante possibilità ai più meritevoli o, forse, ai più fortunati. Sì. Andiamo avanti. E anche il tempo va avanti – fino a quando distinguiamo di fronte a noi una linea d’ombra che ci avvisa che bisogna lasciarsi alle spalle anche la regione della prima giovinezza.
La linea d’ombra è tante cose. Non è solo un romanzo breve scritto nel 1917 da Joseph Conrad, uno dei più importanti scrittori moderni in lingua inglese. Joseph Conrad. Un nome d’arte, come quelli che si cuciono addosso i grandi artisti, chi si vuole celare dietro uno pseudonimo o chi vuole far emergere solo una parte di sé: Mark Twain, Pablo Neruda, Alberto Moravia, Elena Ferrante e…Joseph Conrad. In realtà Joseph è solo una piccola parte del suo nome, quello completo è in realtà Józef Teodor Konrad Korzeniowski. Il nome di un individuo è la carta di identità dell’esistenza che racchiude architravi della visione del suo mondo. E per Joseph tutto il mondo è il suo mondo, tutto quello che è riuscito a vedere. Il mondo di Joseph Teodor è una babele. E come in ogni Babele che si rispetti, c’è una folla di parole, in tante lingue diverse. La sua lingua madre: il polacco, la seconda lingua: il francese e la terza quella che sceglie per scrivere, solo la terza è l’inglese. È tra le parole di quest’ultima che si rifugiano i ricordi di una vita avventurosa, salpando mari, approdando in Malesia, in Africa e in Oceania. Joseph decide di attraversare la sua linea d’ombra ascoltando il richiamo del mare e dopo tanta vita sceglie la sua patria: l’Inghilterra e comincia ad inondare con i suoi ricordi pagine e pagine di romanzi. In essi si scorge l’eco del suo lavoro di Capitano, svolto nella marina mercantile britannica, grazie alla quale sperimenta una esistenza densa, coinvolgente, fatta di successi, ma anche di cadute. Un prezioso vissuto, declinato nelle pagine dei suoi romanzi, in cui si percepiscono la carne, il sangue, i salti, le cadute di persone autentiche più che personaggi sulla carta o di carta.
Tutti, tutti i suoi personaggi, come tutti gli esseri umani attraversano una linea d’ombra. Una fase di iniziazione e passaggio non solo dalla fanciullezza alla giovinezza, ma una sottile e impercettibile linea di demarcazione tra ciò che conosciamo e ci è familiare e l’ignoto, il futuro. Ecco che la linea d’ombra diventa lo sguardo che va oltre il porto sicuro, anzi volge lo sguardo in direzione opposta, verso un viaggio alla scoperta di sé.
Il protagonista che ci parla nell’incipit, è un giovane capitano di mare che, dopo aver abbandonato la navigazione per una serie di eventi traumatici, scende a terra, sprofonda nella noia e aspetta. Aspetta fino a quando arriva un nuovo incarico, questa volta come capitano di un’altra nave, ed è su questa imbarcazione che prende il via la sua vera esperienza iniziatica, di crescita, di passaggio verso l’età adulta. Da Londra a Singapore, la nave carica di merci affronterà una navigazione lunga e insidiosa. Il protagonista, anche narratore in prima persona di ciò che gli accade, si ritrova a dover fronteggiare le proprie paure e i fantasmi del passato. Ecco che il viaggio in mare diviene la metaforica rappresentazione della sua crescita interiore. Un personaggio in movimento non solo cinetico, ma umano, che si lascia accompagnare mentre cambia la propria visione del mondo. Lui, infatti dovrà fare fronte ad un’epidemia di febbre che colpisce quasi tutto il suo equipaggio; dovrà badare al delirio del primo ufficiale Burns, convinto che tutte le disgrazie che affliggono la nave siano opera del defunto precedente capitano; sarà costretto a rimanere sveglio per diciassette giorni in balìa delle tempeste tropicali aiutato dal fedele cuoco Ransome, che una volta scesi a terra dopo la disavventura, lo abbandonerà in favore di un posto tranquillo sulla terraferma.
«Se il vento cambiasse di colpo quando siamo vicini a terra, ci manderebbe a sbattere contro la costa o ci strapperebbe gli alberi o tutte e due le cose insieme. Non potremmo far niente per la nave. Sta correndo via con noi adesso. Tutto quel che possiamo fare è manovrare il timone. È una nave senza equipaggio»
Il vento che cambia è come l’imponderabile, il fato, come quella marea che c’è nelle cose umane di cui scrive Shakespeare nel suo Giulio Cesare.
Già in apertura del suo romanzo Josep Conrad condensa tutti gli elementi chiave che nell’intera opera troveranno il loro giusto posto, un’opera che può leggersi in maniera stratificata. Ognuno di noi forte del proprio vissuto percepirà gli aspetti che il proprio cuore riconoscerà più vicini. Ognuno riconoscerà la propria linea d’ombra, quel momento di transizione tra un confine all’altro che è avvenuto ed avviene sempre senza preavviso. Ci si accorge di questo attraversamento solo perché, all’improvviso, tutto ciò che prima andava bene non è più sopportabile e si tramuta in una metamorfosi che sa di insofferenza.
La linea d’ombra rappresenta un limite e superarla significa sfidare quel confine oltre il quale non ci siamo mai spinti prima. È l’andare oltre la dimensione di ciò che è noto e che ci definisce per ciò che siamo, per entrare in una realtà altra, all’interno della quale diventiamo ciò che non siamo ancora. Se per il mondo della scienza (e non solo) superare i limiti significa progredire, per il protagonista del racconto di Conrad, superare le prove della vita significa crescere, diventare adulto.
Tutti noi abbiamo affrontato le tappe della crescita e tutti noi, a un certo punto, ci siamo trovati di fronte alla linea d’ombra. Crescere, diventare adulti, significa passare dalla giovinezza spensierata all’età matura, un periodo che di solito è più tormentato e consapevole. Essere giovani significa coltivare sogni, essere adulti significa assumersi responsabilità. Solcare le onde, attraversare il mare, navigare, sono tutte metafore dell’attraversamento delle fasi della vita. E più la navigazione è accidentata, più la consapevolezza diventa grande.
Ma La linea d’ombra” è come detto – tante cose.
È un romanzo complesso che esplora la ricerca della maturità e di crescita personale, sempre attualissimo, sebbene oggi l’entusiasmo dei nostri giovani che si affacciano sul sentiero che li conduce alla vita adulta è venato di sfumature malinconiche e chissà meno euforiche. Giovani alle prese con l’epoca delle passioni tristi, come definisce la complessità del vivere quotidiano il filosofo argentino Miguel Benasayag che invoca ad andare oltre le cosiddette passioni tristi.
La linea d’ombra affronta anche un altro attualissimo tema quello del rapporto tra l’uomo e la natura, il protagonista nel suo viaggio dovrà confrontarsi con la natura selvaggia che fa scoprire la fragilità e vulnerabilità del suo essere uomo.
E poi c’è lo sconosciuto, l’ignoto, l’oltre, il beyond, il mas alla in cui l’essere umano deve fare i conti con la propria finitezza.
Questo libro di Conrad è una lettura adatta a tutti, ma soprattutto adatto a chi, a prescindere dall’età anagrafica, sta vivendo un momento di transizione, a tutti coloro che per un motivo o per un altro devono decidere che cosa fare della propria vita o cambiare direzione e scegliere un nuovo sentiero.
Proprio per questo La linea d’ombra lo consigliamo soprattutto a te, che come me e molti altri, stai vivendo questa fase di trasformazione, passaggio, crescita.
Ma chi è Fedor Dostoevskij?
Lo scrittore nasce il 30 Ottobre 1821 a Mosca, il secondo figlio di sette, appartenente a una famiglia di mercanti moscoviti. Trascorre i primi anni della sua vita in un’atmosfera tutt’altro che accogliente. La sua famiglia si disgrega per via della prematura morte della madre, Fedor si trasferisce a Pietroburgo, dove dedica e coltiva la sua vocazione letteraria.
Nel 1848 pubblica su varie riviste alcuni suoi racconti, tra cui, un cuore debole, il marito geloso e le notti bianche, opere che tutt’oggi riescono a farci percepire l’atmosfera di repressione che, a quel tempo, persisteva a Pietroburgo, dovuta in particolare alle rivoluzioni europee e la polizia zarista.
L’anno successivo, Fëdor Dostoevskij viene arrestato insieme ad altri suoi compagni. L’accusa? Appartenere ad una società letteraria, responsabile della circolazione di diversi libri, considerati pericolosi dal regime zarista. Condannato alla pena di morte, fu poi revocata proprio sul luogo di esecuzione, per via di alcune leggi in vigore.
Lo scrittore rievocherà questo significativo episodio nel romanzo l’idiota.
Scontato il resto della pena, dedica alla letteratura tutta la sua vita, fino al 28 gennaio 1881, giorno della sua morte. Dostoevskij ha composto opere di cui ancora ricordiamo la grandezza e l’attualità, nonostante i secoli ormai passati.
“Quanto più siamo infelici, tanto più profondamente sentiamo l’infelicità degli altri; il sentimento non si frantuma, ma si concentra.”
“Noi ringraziamo gli altri solo perché vivono insieme noi. Io vi ringrazio perché ci siamo incontrati, perché vi ricorderò per tutta l’eternità.”
Nelle “Notti Bianche” un uomo consumato dalla sua profonda malinconia, vaga per le tortuose vie di Pietroburgo come un’ombra senza scopo e senza meta, accompagnato da una lacerante solitudine a cui oramai è abituato.
In una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani…con un cielo stellato…sfavillante…ecco, in una notte così il nostro protagonista incontra sul bordo di un fiume una ragazza che riuscirà a risvegliare in lui il sentimento dell’amore. Coraggiosamente decide di fuggire dal regno dei sogni ed aprirsi alla vita e a questo nuovo sentimento in grado di farlo rinascere.
I due immersi nelle notti successive, si confidano le più segrete verità, fino a rivelarsi reciproci sentimenti.
Ma…l’eroe del racconto, si sente perso nel momento in cui si rende conto che il cuore della sua amica, appartiene già ad un altro….
Da quel momento l’angoscia impallidisce il suo mondo fantastico; svaniscono, appassiscono i suoi sogni per lasciare posto ad una triste solitudine e solo al ricordo delle promesse fatte. Invano il nostro sognatore rovisterà nei suoi sogni, come fra la cenere, cercando una piccola scintilla per riscaldare con un fuoco rinnovato, il proprio cuore freddo, per far risorgere ciò che gli era di più caro, ciò che commuoveva la sua anima, soltanto per ingannarsi un’ultima volta.
Le sue notti finiscono lì. In quel momento in cui deve affrontare la straziante realtà causata dall’ inaspettata confessione della giovane donna…. ed inevitabilmente, ancora una volta, il buio rende scura e priva di luce la sua vita.
L’aspetto che di questo libro, ha segnato il mio immaginario di ragazzo di 16 anni è stato il finale, in cui il nostro sognatore reagisce alla lettera della sua amata dove chiede rassicurazioni sulla loro amicizia. Lei, come si fa con un fratello, gli concede un ultimo abbraccio per poi abbandonarlo nel suo strazio e precipitare fra le braccia del suo innamorato.
La reazione dell’eroico protagonista si è rivelata completamente opposta a quella che avevo immaginato, causandomi un certo stupore, poiché negli ultimi passi del libro, quella che ho avvertito è stata una certa accettazione con piena consapevolezza e priva di rancori verso il dolore che gli è stato causato.
Come scrive Dostoevskij?
“Che il tuo cielo sia sereno, che il tuo sorriso sia luminoso e calmo! Sii benedetta per quel attimo di beatitudine e di felicità che hai donato ad un altro cuore, solo, riconoscente”
Mi sarei aspettato un sentimento d’odio o una fredda impassibilità verso le parole della donna che è scomparsa, come una luce baluginante, destinata ormai a morire.
La realtà è che quel attimo di beatitudine, supera ogni odio, ed ogni altro sentimento a lui simile.
Quell’attimo di beatitudine è sufficiente a colmare la vita intera di un uomo.
L’essenziale insegnamento che ho tratto da questo finale è, che quando si ha l’amore si può vivere senza felicità poiché anche nel dolore la vita è bella. Ed è bello vivere al mondo… Comunque si viva.
CREDITS
Incipit è una produzione senza scopo di lucro, realizzata dal laboratorio STEreoLAb, in collaborazione con il Palazzo della Cultura e della Biblioteca Comunale di Cassino.
Se vuoi entrare nella nostra community e realizzare podcast con noi scrivici a: incipit@palazzodellaculturacassino.it
Episodio 3
Episodio 3
Il Palazzo della cultura e la Biblioteca Comunale di Cassino si aprono ai podcast.
La terza puntata è dedicata a La luna e i falò di Cesare Pavese scritta da Antonietta Longo.
Episodio 3:
Scritto : Antonietta Longo
Voce: Antonietta Longo
Postproduzione: Antonietta Longo/Stefania Gigante
Supervisione tecnica: Emanuele D’Alessandro
Trascrizione
La Luna e i Falò
C’è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c’è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch’io possa dire «Ecco cos’ero prima di nascere». Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Chi può dire di che carne sono fatto?”
La luna e i falò è l’ultimo romanzo dello scrittore piemontese Cesare Pavese, scritto nell’autunno del 1949 e pubblicato nell’aprile del 1950. Il testo è dedicato all’ultima donna della sua vita, l’attrice statunitense Constance Dowling, della quale egli si innamorò durante un soggiorno in Italia dell’artista, senza però essere ricambiato.
Nato dalla commistione di elementi autobiografici e spunti fantasiosi, La luna e i falò rappresenta l’ultimo atto della carriera letteraria dell’autore, nonché uno dei suoi componimenti più lunghi.
La storia è narrata in prima persona, ma non si sofferma esclusivamente sulla vicenda del protagonista, conosciuto con il soprannome di Anguilla: sono molti i personaggi che trovano spazio tra le pagine del libro e che animano il paese di Santo Stefano Belbo, terra natale di Pavese.
Nato nelle Langhe nel settembre del 1908, Cesare Pavese – benché di condizione agiata – visse un’infanzia travagliata, segnata da lutti familiari e dall’assenza della madre, una donna di salute cagionevole. Dopo i primi anni trascorsi in provincia, lo scrittore si trasferì con la famiglia a Torino, ma Santo Stefano Belbo rimase a lungo la fonte di ispirazione della sua produzione artistica.
Appassionatosi alla letteratura americana, Pavese si laureò presso la Facoltà di Lettere di Torino e intraprese l’attività di traduttore, alternandola all’insegnamento della lingua inglese e alla pubblicazione di articoli di critica letteraria. Iniziò, quindi, a collaborare con la casa editrice Einaudi, viaggiando fra Torino e Roma. Nel 1950, vinse il Premio Strega per La bella estate, in un momento cruciale della sua esistenza, minacciata dallo spettro della depressione. Il 27 agosto dello stesso anno, il corpo dello scrittore fu ritrovato senza vita nella camera di un hotel.
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.”
APPROFONDIMENTO (Seconda voce)
Presente e passato si intrecciano tra le righe di un romanzo nel quale gli eventi narrati appaiono come rievocazioni dei pensieri del protagonista, per cui non è necessario soffermarsi sui dettagli né ricercare a tutti i costi una coerenza o un legame tra i fatti.
Il protagonista, Anguilla, è un giovane emigrante tornato dall’America dopo la Liberazione.
Rientrato nel suo paese d’adozione, Anguilla inizia a rievocare i primi momenti della sua esistenza, segnata dall’abbandono – da parte dei suoi genitori naturali – e dall’accoglienza in una nuova famiglia. Con l’amico Nuto, Anguilla ripensa al suo primo impiego in una fattoria e si lascia travolgere da ricordi spesso tristi, attraverso i quali matura la convinzione che sia importante avere un punto di riferimento – sia esso un luogo o una famiglia – al quale legare la propria esistenza.
Il rientro in Italia spinge il protagonista a fare visita alla casa nella quale aveva vissuto da bambino, adesso appartenente ad un nuovo proprietario. In un territorio nel quale, da piccolo, pensava fosse racchiuso tutto il mondo, si rende conto di quante cose siano cambiate durante la sua assenza e di quante persone, con cui aveva condiviso gli anni della giovinezza, non siano più in vita.
Allo stesso tempo, capisce che certe cose avranno sempre la forza di resistere alle trasformazioni: le storie, i suoni, gli odori e i sapori di quei luoghi non avevano mai smesso di nutrire la sua anima. E quel bisogno di tornare era stato alimentato proprio dall’impossibilità di trovare, nel mondo, quelle valli, quelle atmosfere, quei racconti che avevano scolpito i tratti più originali della sua esistenza.
CREDITS
Incipit è una produzione senza scopo di lucro, realizzata dal laboratorio STEreoLAb, in collaborazione con il Palazzo della Cultura e della Biblioteca Comunale di Cassino.
Se vuoi entrare nella nostra community e realizzare podcast con noi scrivici a: incipit@palazzodellaculturacassino.it

Che cos'è?
Incipit è un podcast che prova a tradurre in parole le EMOZIONI che si liberano dalle pagine di un romanzo, a partire dall’incipit delle opere.
Il progetto è curato in maniera volontaria da STEreoLAb, composto da Stefania Gigante ed Antonietta Longo con la supervisione di Emanuele D’Alessandro.
Incipit è dedicato a tutti gli amanti dei libri e a chi ancora non sa di essere un appassionato; propone di immergersi in storie avvincenti, conoscere personaggi indimenticabili e scoprire nuovi orizzonti attraverso le pagine di un romanzo.

Perchè ascoltarlo?
- Per promuovere la lettura, dare voce ai romanzi e alle EMOZIONI di lettori appassionati di ogni età
- Per condividere la tua passione per la lettura
- Per creare una community virtuale di lettori, una rete aperta a tutti, cittadini, insegnanti e alunni delle scuole di ogni ordine e grado e autori locali
- Per far riscoprire libri classici
- Per scoprire nuovi romanzi
- Per conoscere autori locali
Se vuoi entrare nella nostra community scrivici a: incipit@palazzodellaculturacassino.it